sabato 26 marzo 2011

La Cgil caccia la segretaria innamorata

Vibo Valentia, love affaire Cgil Bruni cacciata

Donatella BruniLuciano Prestia

26 marzo 2011 – Servizio giornalistico a cura di Antonio Nesci

Vibo Valentia e la Calabria consumano un’atra pagina non certo positiva nell’immaginario collettivo e nazionale. Quello che la nostra testata ha ribattezzato il “Love Affaire Cgil” si è concluso nel peggiore dei modi: la cacciata del segretario provinciale della Cgil Donatella Bruni ad opera del direttivo, rea di avere una relazione con il segretario della Uil Luciano Prestia, anche se “ufficialmente” le motivazioni sono da attribuirsi a questione di natura “gestionale” e politica. La città si è divisa tra pro e contro, lo stesso sindacato. Alla fine la parola fine è stata messa da una mozione di sfiducia presentata da 35 dei suoi stessi componenti e sottoscritta anche da alcuni membri dell'ufficio di segreteria. Su 46 aventi diritto al voto 37 hanno detto sì alla mozione di sfiducia, 2 si sono astenuti (Donatella Bruni e Aurelio Raniti) e 7 hanno votato contro. La Cgil, in sostanza, ora può voltare pagina. Bisognerà solo capire da dove vorrà ricominciare. Raccoglierà i “cocci” rimasti sul campo di battaglia e cercherà di mettere in piedi una segreteria comunque segnata dagli eventi oppure butterà via acqua sporca e bambino e darà vita ad un organismo gestionale nuovo di zecca? Le scelte più che sul piano locale saranno, probabilmente, operate ai livelli alti dell’organizzazione. Non è da scartare l'ipotesi che si possa far ricorso al commissariamento della struttura. Nella mozione di sfiducia si riconosce che “la situazione politico-organizzativa che si è venuta a creare in questi ultimi mesi nella Camera del Lavoro vibonese segna uno dei periodi più difficili e provati della nostra storia di lavoro e impegno sindacale”. Un momento difficile, “una fase caratterizzata da un diffuso e generale malessere che inevitabilmente si ripercuote in modo negativo fino a causare una ordinaria gerenza politica scarna di contenuti programmatici e di risultati concreti”. Dal documento emerge che “nonostante il gruppo dirigente della struttura abbia dimostrato in questi 40 mesi una indubitabile serietà di comportamenti” offrendo ogni supporto “nulla è servito a far rivedere posizioni, modalità e comportamenti di assoluta rigidità e inopportunità politica”. Ogni iniziativa è stata sempre mirata a scongiurare “guerre di (con)dominio” e “nulla si è lasciato al caso o all'istintività anche quando questioni di carattere personale hanno fortemente minato la fiducia e la credibilità dell'Organizzazione”. Non intravedendosi spiragli di cambiamento, sostengono i firmatari della sfiducia, c'è stata “la indubbia necessità di pervenire ad un doveroso superamento dell'attuale fase politica” presentando una formale mozione di sfiducia. “Non so cosa farà la Cgil – ha commentato la sfiduciata – né se ci sarà subito una nuova elezione. A norma di statuto devo restare al mio posto sino a quando non sarò sostituita”. Il futuro è incerto. “Lavorerei ancora per la Cgil – afferma – se si profilasse qualcosa di serio e di nuovo. Valuterò i comportamenti, ma se nulla cambierà penserò anche alla possibilità di restituire la tessera. Ci sono tante altre possibilità per continuare il mio impegno nel sociale. Intanto me ne torno a scuola”.

Ripercorri le tappe della vicenda:

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